FABRIZIO PULERA'

Intervista a Fabrizio Pulera' ed il suo libro "Forse".

A cura della Dott.ssa Agnese Monaco

Ciao Fabrizio parlaci di te e delle tue passioni.
Naturalmente scrivere e leggere (anche se in realtà queste passioni le ho sviluppate negli ultimi anni). Mi piace stare a contatto con la natura, uscire con gli amici. Inoltre adoro seguire il calcio; infatti nel libro si accenna anche a quello. Purtroppo questo meraviglioso sport non è più bello come una volta.

"Forse" è il titolo del tuo primo libro, ce ne vuoi parlare?
Vi sono raccontate alcune storie in cui è presente un filo conduttore che uscirà fuori nel penultimo capitolo. Senza entrare nei dettagli appaiono comportamenti e reazioni presenti nella nostra vita comune e nel nostro immaginario.

Cosa reppresenta per te Forse?
Una pagina molto importante che mi ha permesso di capire diverse dinamiche della vita in genere.

Dove possiamo acquistare il tuo libro?
Lo si può trovare nelle librerie e su internet.

Tu ci narri che ogni storia parla un po' di te, ma tra i vari personaggi, in chi ti incarni maggiormente? e perchè?
Diciamo che un po' tutti hanno qualcosa di me. Volendo sceglierne uno penso a don Panino, il protagonista del secondo racconto. Preferirà accettare quella che in quel momento appare secondo lui come la migliore soluzione. E forse non è così. Ammetto che nella vita a volte è anche il caso di rischiare. Cosa che non fa lui e alla fine non faccio io. Certo senza perdere di vista la realtà.

Perchè il lettore dovrebbe interessarsi al tuo libro e perchè dovrebbe comprarlo?
Bella domanda...Quando l'ho terminato l'ho considerato un libro 'strano', decisamente fuori dal comune. Sinceramente non sta a me definirlo bello o brutto perché quello deve stabilirlo il lettore. Posso dire che può far capire di non dare mai le cose troppo per scontare. Ognuno di noi tende ad assumere atteggiamenti e la cosa più brutta è che a volte non andiamo oltre e non ci chiediamo se sia veramente la cosa più giusta da fare. 'Forse' pone l'accento anche su questi temi, sia pure in chiave del tutto metaforica.

Perchè hai scelto due citazioni di due autori molto diversi ad introduzione del libro?
In realtà non sono stati gli autori ad influenzarmi ma le citazioni vere e proprie. Ad esempio mentre era in atto la pubblicazione avevo letto su internet che in realtà la frase di Neruda era da attribuirsi a una poetessa brasiliana, Martha Medeiros. Non so quale sia la verità, ma rimane una frase profonda e attuale, come del resto quella di Franz Kafka. Naturalmente rimane una mia opinione.

A chi lo hai dedicato?
Ai miei genitori, che mi hanno donato la vita, il bene più prezioso. Peccato che spesso non ce ne accorgiamo.                                                                      
Chi secondo te è lo scrittore contemporaneo di maggior talento? e la scrittrice? Motiva le tue scelte.
Individuarne uno è difficile perché ce ne sono molti. Un grande scrittore è Jean-Christophe Grangé che mi ha ispirato 'Il cerchio si chiude?', ossia la penultima storia. Mi piacciono molto Steven Saylor e Dan Brown, senza dimenticare Jack Whyte e John Grisham, altri due grandissimi. Tra le donne ci sono vere e proprie icone come Oriana Fallaci e Dacia Maraini. Un discorso a parte merita Agnese Monaco, la cui poesia arriva fino al cuore del lettore.

Domanda a piacere, scegli su cosa parlare.
Concludo con un tema molto delicato che spero stia a cuore a molti. Soprattutto l'estate troviamo numerosi casi di cani abbandonati. Non voglio fare la solita retorica ma mi auguro che il cuore della gente vada oltre e non commetta una simile brutalità. A parte il fatto che è reato, rimane una cosa di uno squallore assurdo. il cane è il miglior amico dell'uomo e spesso è migliore di noi. Ricordiamolo sempre

Grazie mille a Fabrizio Pulerà per questa intervista. Mi raccomando sbizzarritevi nel leggere le sue opere! Agnese Monaco

MICHELA AMADEI

Intervista alla fotografa Michela Amadei

Tu sei la prima fotografa che intervisto, quindi sarai la mia testimonial, parlami di te e come è nata in te questa passione?
Io ho iniziato per caso ed in maniera autodidatta, a 14 anni , ho iniziato a vedere come funzionavano i rullini e a provare a stampare da sola.Iniziando nella sperimentazione è nato questo feeling, ovviamente iniziando con autoscatti , fotografando qualsiasi cosa e cominciando a stampare. La pellicola è rimasta il mio primo amore. E' rimasto il mezzo che preferisco di più ,poi andando avanti adesso si utilizza il digitale, ma  la pellicola è ciò che prediligo  . Fondamentalmente non ho mai frequentato scuole quindi nessuna scuola prestigiosa da nominare e nessun maestro illustre questo è quello che ho fatto e quello che mi piace fare, a chi piace bene ed  a chi no pazienza. (A sinistra la fotografia Smoke creata e scattata da M. Amadei - MadHatter).
Hai fatto davvero dei capolavori mi hai fatto uscire in foto davvero bella e te ne ringrazio. Partiamo subito dai contatti !
Su facebook c'è questa fanpage  Madhatter Photography e poi sul blog Michela-Madhatter.blogspot.com .Qui ci sono soltanto i lavori in digitale. Per la pellicola quando ci saranno le prossime mostre, sempre su queste pagine manderò inviti ed indirizzi e quant'altro, quindi sempre qui ci saranno tutti gli aggiornamenti.
Io so che tu hai fatto concorsi di fotografia anche all'Estero quindi non solo in Italia, Qual'è secondo te la differenza maggiore che c'è tra i fotografi italiani e quelli stranieri? se c'è ovviamente e che cosa si predilige in Italia e cosa all'Estero?
Più che altro è il gusto delgi altri che cambia , perchè in Italia è difficile osare, si cerca sempre di rispettare il classico e si rimane spesso impigliati facilmente  nelle etichette ovvero "Tu sei un fotografo di moda e basta "." Tu sei sperimentale e basta". Sono poche le persone eclettiche, o che sperimentano. Di solito entrano in un settore e cercano di affermarsi. Può essere anche essere una scelta condivisibile. Io preferisco sperimentare ovviamente anche rischiando e sbagliando. All'Estero sono anche più aperti a vedere , a sperare che esca qualcosa di nuovo e quindi a dare anche fiducia alle persone emergenti. Questo in diversi ambiti succede in Italia un po' meno.
L'apertura mentale è fondamentale per ogni ambito. Tu rimani comunque legata un po' alla tradizione fotografica del rullino vero e proprio, quindi i contrasti di luce, col digitale secondo te quanto la qualità della fotografia può perdere a livello artistico?
Perdere no, quello è molto personale, ci sono dei grossi capolavori che persone riescono a fare anche con la digitale, catturare una luce e tutto il resto,però la pellicola almeno personalmente ha dietro una poesia, è quello che riesce a catturare.Il digitale è più freddo, come un maggiore distacco. La pellicola è più calda la tocchi ,c'è molto da sperimentare, puoi sperimentare, giocare, disegnare sugli stessi negativi, puoi fare qualsiasi cosa. Ovviamente nessuno s'inventa più niente, già è stato provato e fatto tutto. Basta metterci il proprio e riutilizzare quello che ci hanno lasciato dal passato in maniera originale e quello è difficile.
Io ho visto alcune foto a collage. Io nella tua arte vedo un osare pulito, casto , ecco raffinato è il termine corretto. Quindi che diresti tu ad un giovane che magari come te ha iniziato per passione in modo autodidatta ,tu che comunque già hai una tecnica molto particolareggiata e di gusto,  come lo aiuteresti ad affinare la propria tecnica fotografica.
Intanto gli direi di non fare come me e di studiare. per fare poi tutto bisognerebbe studiare la tecnica per poi usarla e sfruttarla nel proprio lavoro. Poi di osare veramente , anche cose per cui vieni  deriso, puoi fare qualunque cosa e poi alla fine devi sperimentare sbagliando per poi trovare la tua strada ,oppure intraprenderne duecento tutte insieme  però l'importante è provare. Anche studiare ! Non si può sperare che vada sempre bene. Quello che piace a se stessi non è sempre giusto o comunque di gusto.
Tu ci riesci benissimo perchè si vede che la fotografia ce l'hai nel sangue! Tu hai fatto per me il servizio fotografico per il mio libro "E' solo l'inizio- Agnese Monaco - Booksprint Edizioni" , tu mi hai fatto sia la copertina ed anche la quarta. Come mi hai trovata come modella?
All'inizio dovevi prendere confidenza col mezzo ed  la cosa più difficile è sentirsi a proprio agio con se stessi, poi hai iniziato a sentirti a tuo agio , a giocare ed a divertirti e si vede dalle foto.
Tu sei molto cordiale quando lavori, infondi calma e metti a proprio agio la modella di turno.Hai anche una conoscenza profonda di psicologia , tu sei molto brava e ci sai fare, e così diventa normale e più naturale posare per te e ciò non è da tutti. Io pe il prossimo libro mi affiderò ancora a te!
Certamente ed Inventeremo nuove cose!
Quindi seguite me e Michela Madhatter Amadei! Grazie Michela per la disponibilità concessami per questa intervista.

MICHELE RALLO

Intervista al fotografo Michele Rallo

Michele giovanissimo talentuoso fotografo,mio coetaneo,inizierei  questa intervista partendo dalla domanda tipica , ossia quando hai iniziato ad appassionarti di fotografia?
Ho iniziato ad appassionarmi seriamente alla fotografia da circa 3-4 anni. Prima di allora, tuttavia, amavo già osservare il mondo circostante, cercando di coglierne quei dettagli che troppo spesso sfuggono. Potrei considerare questo quasi un’ inizio ufficiale per quanto concerne l’allenamento dell’occhio a questa attenta osservazione continua… Successivamente, direi che è iniziata quella fase decisiva; capita che un giorno, ti senti dentro come un input, una sensazione, non sai bene di cosa si tratti inizialmente, per scoprire poi essere una voglia di mostrare al mondo ciò che si ha dentro. La propria visuale, immaginazione, fantasia… Queste sono solo alcune delle cose che mi hanno avvicinato a questo mondo, ma è un mondo d’arte del resto, per cui sempre in continua evoluzione direi… Non esistono traguardi o singole circostanze.
    A che miti della fotografia prendi spunto? Qual è la tecnica che prediligi? Perché?
Ho imparato a conoscere ed apprezzare i lavori di molti fotografi di fama mondiale. Potrei citare Doisenau, piuttosto che Henry Cartier Bresson… Sono diversi, come diversi sono i loro temi, stili; Potrei citare il grande Oliviero Toscani per la sua “consapevolezza provocatoria” che imprime nei suoi lavori, che abbiamo tutti osservato spesso in svariate e famose campagne pubblicitarie d’impatto… (ricordiamo tra tutte la campagna contro l’anoressia che provocò molto scandalo per il suo modo diretto di illustrare ciò che spesso le persone quasi vorrebbero o preferirebbero non vedere). In realtà non ho un mito singolo dunque, perché io stesso non saprei sceglierne uno soltanto in modo univoco. Mi piace osservare i lavori, più che l’artista. Cosa che capita anche quando mi diletto facendo un giro in rete… cercando foto che mi colpiscano. Non immagini nemmeno quante persone, semplici appassionati artisti, da tutto il mondo, riversino quotidianamente in rete su profili, gallerie, montagne di foto dei più svariati generi, realizzate in modo egregio, brillante. Amo questo aspetto. Una persona sconosciuta, che realizza fotografie che colpiscono, che hanno un impatto visivo notevole, wow! La tecnica che prediligo è quella di seguire l’istinto. Tu parti dalle basi, quelle regole e regolette che certamente tutti dobbiamo conoscere, in fondo anche quello è parte della tecnica. Ma, arriva un giorno in cui bisogna saper mettere da parte le nozioni scritte, ed affidarsi al proprio cuore, alla propria mente. Saper vedere ciò che gli occhi suggeriscono, in quel preciso istante. O andrebbe perso per sempre… Queste capacità si sviluppano col tempo, con molta pratica, e non si imparano altrove se non da noi stessi…
    Quanto a tua opinione muta il ruolo del fotografo nella società odierna ? Mi riferisco in primis al passaggio dal rullino al digitale e alla semplicità di utilizzo di macchine fotografiche  professionali da parte di tutti  o quasi i soggetti, oltre ovviamente all’abbattimento dei costi.
Beh certamente l’avvento del digitale ha prodotto nella società moderna indiscutibili cambiamenti, stravolgimenti anche, che spesso vengono anche giustamente inquadrati come vantaggi; mi riferisco in primis all’abbattimento di costi (materiali, sviluppi, attrezzature…), che ha contribuito senza dubbio ad un maggiore avvicinamento delle persone a questo mondo che tempo prima era, come dire, quasi un “ambiente per pochi”. Fino a qualche anno fa, vedevo il mondo della fotografia come un mondo solo riservato ai cosiddetti “professionisti”. Oggi giorno, chiunque voglia cimentarsi in questa arte, qualsiasi fotoamatore, ha più possibilità di poter esprimere la propria voglia di produrre. Questo ha scaturito altresì una vera e propria invasione di “fotografi”, talvolta privi di vere capacità espressive. Probabilmente questo aspetto costituisce l’unico neo di questa rivoluzione al digitale. Personalmente, sono sempre stato un fautore delle tecnologie, del futuro. Viviamo in una società del resto, parte di un tempo, un periodo storico, molto aperto a continue trasformazioni. Trasformazioni che riguardano spesso e volentieri anche il mondo del consumismo. Del resto, molti mestieri, molte passioni, la nostra stessa vita quotidiana tutt’oggi è incentrata sull’utilizzo di tecnologie, apparecchi ecc… Tutto, potremmo dire, è stato “investito” da questa immensa trasformazione. Anche la fotografia, certamente, rientra in questo ambito. Siamo cresciuti avendo tra le mani quelle fantastiche scatoline gialle su cui campeggiava la scritta Kodak. Marchio che ha fatto la storia. Ricordo con piacere una delle tante pubblicità che ci hanno accompagnato per anni nelle nostre case proprio relativa a questo marchio. Oggi, in un certo senso, assistiamo alla decadenza di questa grande casa produttrice, ormai destinata purtroppo ad una più limitata fetta di mercato, a chi per lavoro o per necessità utilizza ancora mezzi analogici, e quindi i cari vecchi rullini… A chi ama ancora seguire le fasi di sviluppo, partendo proprio dalla pellicola impressa. Il digitale ha eliminato tutto ciò, ha allungato il passo verso il prodotto diciamo eliminando i passaggi intermedi. Ha velocizzato ed ottimizzato la produzione finale, ecco. Ma a pensarci bene, anche con la rivoluzione industriale avvenne qualcosa di simile. Fabbriche dominate da robot, con conseguente aumento della disoccupazione degli uomini… come prezzo da pagare per ottenere ciò che si era sempre cercato: maggiore quantità e qualità in tempi minori.
    Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato? Cosa volevi sublimare nell’immagine? Qual’era la vera essenza?
Non saprei dire in assoluto quale possa essere, ad oggi, il mio scatto migliore… Forse perché amo ogni mio singolo lavoro, perché seguendo ogni scatto che fino ad oggi ho realizzato, riesco a seguirne l’evoluzione che mi rappresenta. Riesco a rendermi conto di quanto sono migliorato nel corso di questi ultimi anni. Mi riferisco al mio modo di apprendere ed evolvermi costantemente attraverso le inquadrature, gli stili, i colori… tutto ciò che rappresenta poi il mio prodotto finale. Detto ciò, ci sono stati comunque certamente scatti a cui sono tutt’oggi molto affezionato, decisamente; potrei citare come esempio, gli scatti che costituiscono il mio personale reportage presso l’area dell’ex manicomio di Roma Santa Maria della Pietà. Trattasi di un lavoro partito da una mia idea personale, una voglia di documentare uno degli aspetti storici, forse tra i più particolari e tristi della città di Roma. Luogo che per decenni ha visto le storie di persone “isolate” dalla società perché erano viste diversamente, e quindi quasi discriminate. Si è creduto per anni, che rinchiudendo queste persone, in nome della medicina, si sarebbero risolti i loro problemi… Bene, è stato un luogo quello, che mi ha messo i brividi ad ogni passo che percorrevo, tra quei padiglioni e giardini ormai in stato di completo abbandono. In quel caso la fotografia, mi ha trasmesso quelle sensazioni attraverso cui ho provato con le mie immagini realizzate, a rendere attuale quel dolore che oggi giorno è ancora impresso indelebile nei “sopravvissuti”. Avevo cercato in rete per giorni informazioni relative al luogo, alla storia. Documentandomi prima di realizzare il reportage. E questa è la tecnica che uso abitualmente prima di realizzare i miei lavori. Credo che sia sempre opportuno sentirsi parte di un luogo, di un soggetto anche, capire ogni aspetto… ed immaginare così il proprio lavoro ancor prima che esso venga realizzato. Altri lavori recenti a cui sono affezionato riguardano l’aspetto storico e culturale della città di Roma, la mia città. Amo confondermi tra i turisti. Fotografo monumenti, fontane, scorci, cercando ogni volta periodicamente di trovare punti di vista e di osservazione differenti, utilizzando a tale scopo anche obiettivi diversi. Così da ottenere diversi formati di visione. Il fatto di confondermi tra i “forestieri”… mi permette di rilassare l’animo, di vedere la mia città che conosco benissimo da sempre, in un modo totalmente opposto, come se ogni volta fosse la prima volta che la scopro. E questo trovo che sia un aspetto bellissimo. È realmente questo, ciò a cui sono da sempre molto affezionato.
    Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia? Cosa dovrebbe fare? Quali sono le mosse giuste da seguire in questo mestiere? Quanto la crisi economica influisce?
Un giovane che vuole avvicinarsi al mondo della fotografia deve iniziare allenando occhi e mente. Può sembrare una banalità ma non lo è. Si è troppo abituati oggi giorno a scattare senza pensare, lo dico  anche ricollegandomi al fatto che proprio l’avvento del digitale e in un certo senso dell’abbattimento dei costi ha fatto sì che tutti potessimo avvicinarci a questa arte, definendoci “fotografi”. Tuttavia, questa gran facilità ha un po’ fatto mettere da parte tanti aspetti più importanti. Non basta premere un pulsante. Non basta per fare le cose al meglio. Io stesso sono “nato” come autodidatta. Ho trascorso, e trascorro tutt’ora, diverse ore al giorno, sfogliando e studiando tecniche, leggendo esperienze sul campo, pareri, interviste, di tanti professionisti del settore. Si può studiare in tanti modi, non necessariamente seguendo costosi corsi di studio. Purtroppo, viviamo in un tempo dove la crisi economica fa da padrone, e non tutti possono permettersi di spendere soldi per corsi professionali di formazione. Ma tutti abbiamo, o quasi, la possibilità di navigare in rete, per esempio. E su internet, è noto, si trova davvero di tutto. Dunque, perché non sfruttare ciò che abbiamo a disposizione? Può essere certamente un primo passo. Forum di discussione, siti web che offrono corsi gratuiti online interattivi, portali di fotografia dove trovare oltre a materiale vario fotografico qualsiasi genere di informazione in merito, per capire, per incuriosirsi. Tutto può servire, e posso garantire per esperienza diretta, che funziona. Specie se si parte da zero. Quel che occorre è da una parte voglia di tenersi sempre aggiornati, studiare, leggere, cercare continue informazioni, e dall’altra sicuramente mettere in pratica tutto questo quanto più possibile, ed in modo costante. Soltanto unendo questi due aspetti, teoria e pratica, si arriva a risultati certi. Ma anche per quanto riguarda le attrezzature c’è da considerare che esistono varie fasce di spesa, in base al proprio budget o alle proprie necessità. Per una persona che si avvicina a questa passione non occorre spendere troppo, considerando che oggi il mercato offre varie scelte, per marche e materiali. Una buona reflex di fascia media con relativi obiettivi non comporta costi esagerati… ma sono certo, donerà grandi soddisfazioni a chi la userà!
    Possiamo vedere  alcune tue splendide foto, ma un lettore dopo aver visionato  i tuoi lavori dove potrebbe contattarti? Quali sono i tuoi link?
Ah finalmente una domanda facile a cui rispondere! (Accenna una risata). Beh diciamo che sono presente in rete ormai con diversi profili, gallery, e quant’altro. I miei canali ufficiali sono i miei siti web raggiungibili ai seguenti indirizzi www.mikerphotographer.webs.com , www.rallomichele.wix.com/photographer  www.mikerphotoart.wix.com/book Su questi spazi ufficiali si possono visionare già parte dei miei recenti lavori, che ricoprono vari generi e tipologie. Poi c’è la mia gallery ufficiale, www.flickr.com/photos/mike-79 che è per me la mia “vetrina” ufficiale. Per i più curiosi, comunque, si possono trovare sui miei siti già menzionati tutti i link necessari per raggiungere ulteriori spazi e gallery… o anche, per chi volesse scambiare due chiacchiere o conoscermi meglio, i miei riferimenti Twitter e Facebook. Insomma, non ci facciamo mancare nulla (rido)… viviamo in un mondo completamente digitale… come si è detto, no?
    Perché una persona  dovrebbe affidarti i suoi ricordi? Ossia poniamo l’esempio che ti propongano di  fotografare le nozze di una coppia. Il giorno più bello della loro vita, indimenticabile, dove ogni minimo errore potrebbe rovinare quel clima gioioso e di festa. Tu sai che devi immortalare  quei momenti unici cogliendone l’intensità. Ti senti sempre in grado di farlo? E Come giudichi invece le persone che si fingono grandi professionisti ed alla fine concludono lavori in modo mediocre?
C’è sempre un certo rischio in ogni lavoro fotografico che si realizza. Questo però non credo debba riuscire a limitare le nostre capacità, la nostra voglia di “fare” quel lavoro. La fotografia come detto è arte. E l’arte, si sa, è molto soggettiva. Può piacere di più una fotografia fatta da un non-professionista, piuttosto che uno scatto realizzato da chi lo fa per mestiere da una vita. O viceversa. Sono convinto che tutto si basi non solo sull’esperienza, ma sul saper osservare. Ci sono dettagli che possono sfuggire al fotografo ufficiale di un matrimonio ad esempio, ma può accadere che lo stesso dettaglio venga catturato da un invitato!. Penso che in certi momenti ci si senta un po’ sotto pressione, è normale. Si sta realizzando come hai giustamente detto tu stessa, un lavoro particolare: rendere speciali dei ricordi che delle persone ci stanno affidando. Una parte di un presente che diventerà passato… e che per questo dovrà restare speciale, ogni volta che le fotografie verranno sfogliate. Non so se esiste una soluzione per tutti. Io, cerco di essere più rilassato possibile, e di concentrarmi sul momento, sugli aspetti. Mi guardo attorno, osservo tutto, e aspetto che siano gli occhi stessi a dirmi fai questo o quello. E difficile da spiegare ma penso sia proprio così che avviene. Sentirsi “accompagnati” dal proprio istinto, è il modo ideale per affrontare la situazione…
    Cos’è per te la fotografia? E Cosa non dovrebbe essere invece?
Per tanto tempo quando mi facevano questa domanda, facevo fatica a dare una risposta. Ma per il semplice fatto che la fotografia, fotografare, significa tante cose per chi lo fa. Davvero tante. E’ un’arte troppo particolare, del resto. Poi, ho iniziato a ragionarci su. A volte anche io mi chiedevo la stessa cosa. Cos’è per me la fotografia? Credo di averla, oggi, quella risposta. La fotografia per me rappresenta un potere magico. Noi tutti abbiamo questo potere ma non ce ne rendiamo conto, assorbiti dalla frenesia della vita che viviamo ogni giorno. Ed è proprio questo che mi ha suggerito la risposta che cercavo. La fotografia è il potere di fermare il tempo. In senso relativo, certo, eppure è così. Pensa, tu hai un aspetto, che oggi è così. Facciamo una fotografia. Passerà del tempo, passeranno degli anni, cambierai aspetto, ma non in quella fotografia. In quell’immagine, tu, resterai per sempre come oggi. Non è fantastico? (sorrido). Il tempo si è fermato in quella circostanza, in una cornice. In quel “punto del mondo” non esistono orologi, nulla di tutto questo. Non è fantastico? E’ un gran potere, abbiamo fermato il tempo ed in esso la vita!. Ovviamente non è reale la cosa, la vita continua la sua corsa. Ma a cambiare, se ci riflettiamo, è il mondo circostante, non i ricordi. Quelli resteranno per sempre immutati in una fotografia. E basterà osservarla dopo tanto tempo per riprovare le stesse emozioni di quel preciso momento vissuto. Cosa non dovrebbe essere la fotografia? Forse non dovrebbe mai essere “finzione”. Mi riferisco ai processi di editing stile “Hdr” dove si ottengono effetti “plastici”… con colori sparati e “finti”. A mio parere quello può essere visto come qualcosa di artistico si, in effetti in alcuni casi e per alcuni soggetti lavorazioni simili si adattano bene, ma non corrispondono più a realtà. E la fotografia, dev’essere realtà. Non una realtà stravolta, ma un qualcosa di riconducibile al vero; Deve rappresentare ciò che vogliamo conservare.
     A parte la grande amicizia che ci lega ormai da tanti anni, sinceramente mi sento in grado di dire che sei un grande fotografo. Hai vinto numerosi premi, perché non ci racconti  un po’ il tuo curriculum artistico?
Beh il mio curriculum, che è costantemente aggiornato sui miei spazi web ufficiali, direi che si è formato nel corso del tempo grazie alla mia perseveranza ed alla mia voglia costante di mettermi in gioco. Sono convinto che questi siano davvero gli unici due ingredienti indispensabili che non dovrebbero mai mancare ad un appassionato. Dopo i primi mesi, trascorsi ad apprendere tecniche e a realizzare i primi lavori fotografici, decisi di tentare il percorso artistico, e quindi di mettermi in gioco confrontandomi con il mondo dei cosiddetti “emergenti”; Questo inizialmente. Seguirono poi Concorsi nazionali e locali, nei quali ho ottenuto diversi buoni piazzamenti e risultati, e che mi hanno dato così di volta in volta l’input giusto per concentrarmi e creare ulteriori lavori fotografici, spesso a tema imposto, per partecipare dunque ad ulteriori e più difficili selezioni sempre in ambito nazionale, ma anche locale su Roma. Ad oggi nel mio curriculum artistico posso vantare diverse esposizioni, premi, menzioni e pubblicazioni. Tra i più importanti riconoscimenti ottenuti c’è il premio Seat Pagine Gialle Passione Italia 150, tra l’altro con uno scatto dedicato ai 150 anni d’Italia e a cui mi ritengo molto affezionato… Restando a tema, potrei citare anche il premio Unica Italia 150, che mi ha permesso di ottenere un buon piazzamento nella categoria dei finalisti come “miglior fotografia Regione Lazio” e di esporre i miei 2 lavori proposti in quella occasione presso il museo d’arte contemporanea di Roma Macro La Pelanda. Museo che mi ha visto esporre anche in altri contesti e in altre occasioni sempre legate a concorsi nazionali. Quanto ad altri premi posso citare con orgoglio il terzo posto ottenuto presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma in occasione del “RomanticaMente Festival”. L’esposizione presso la Nuova Fiera di Roma, in occasione di Expo Edilizia 2012; trattasi di un lavoro fotografico a tema, che rientra nel progetto di sicurezza nei luoghi di lavoro edili, cantieri. Esposizioni in locali di Roma dove trovano luogo di incontro artisti di vario genere. Sono stati diversi in effetti i risultati ottenuti e tutti fanno molto piacere, perché ad ognuno di essi affido un ricordo particolare di quel preciso attimo e per l’idea che ne ha portato alla nascita di ogni progetto poi realizzato. Direi che in ordine di tempo, uno dei premi a cui ho davvero dedicato molto lavoro è stato il premio per l’ambiente “Creare e Comunicare 2012 – ContestEco”. Avevo proposto in tale occasione uno scatto altrettanto importante realizzato presso le cascate delle Marmore, Terni. Un luogo immerso nella natura più verde ed in una delle zone d’Italia più particolari che esistano. Scelsi quello scatto, poi post prodotto e riadattato per essere candidato, per esprimere l’importanza del rispetto dell’ambiente, e per l’utilizzo di fonti energetiche alternative. Come noto, del resto, in quella location esiste una delle più grandi e potenti centrali di produzione di energia idroelettrica. Aver lasciato un segno personale, in un contest dunque indirizzato e volto a diffondere l’idea della salvaguardia ambientale, mi ha dato un gran senso di serenità e di soddisfazione… Ogni premio, in definitiva, non è importante per me materialmente, voglio dire, non è il premio di per sé che conta. E’ il modo con cui si è ottenuto. L’impegno, la costanza delle idee, la voglia di comunicare e proporre il proprio punto di vista. Che vada bene o male non conta, poi. Il risultato più bello, si ottiene già nel momento stesso in cui si decide di confrontarsi con migliaia di candidati da tutta Italia e non solo in alcuni casi. Quella sì, che è una vittoria personale!
    Prediligi gli scatti esterni o in studio? Quanto ami il gioco di luci che puoi ottenere dalle tue mani? Quanto psicologicamente parlando, uno che svolge la tua professione , deve essere malleabile e riuscire a mettere a proprio agio la persona che si fotografa, cogliendone i tratti salienti?
Personalmente amo sia gli scatti in studio a luci artificiali, che in esterni con luce naturale. Naturalmente non è casuale la scelta, dipende da vari fattori quali soggetto, tipologia di idee da realizzare, ambientazione e molto altro. In generale, per questioni di gusto mi piacciono gli ambienti tranquilli, e lo studio è uno di quelli. Occupandomi di vari generi fotografici tuttavia trovo facile adattarmi un po’ in diversi contesti e come detto anche in esterni. Se si parla di generi fotografici però sussistono scelte in un certo senso orientate; per la ritrattistica infatti, che è un genere che amo e per il quale col tempo mi sto specializzando, trovo preferibile l’ambiente “indoor”, luci artificiali, e tutta la comodità di poter più comodamente organizzare lo shooting, magari senza dipendere ad esempio da fattori ambientali esterni, spesso fastidiosi! Con le luci artificiali, si possono ottenere effetti in fotografia decisamente particolari che difficilmente si otterrebbero in ambienti esterni con luce naturale. Il lavoro di chi scatta, non si basa comunque solo sulla scelta delle location, delle luci, delle pose, e dello scattare. Va molto oltre. E’ fondamentale infatti come detto saper mettere il soggetto a proprio agio, in quanto un soggetto agitato, non abituato ad un ambiente o ad un obiettivo in cui lavora un fotografo, si sentirebbe fuori posto, proprio così. Pertanto, ciò andrebbe irrimediabilmente ad influire in negativo sulla resa finale poi del prodotto. Viceversa, saper accogliere, indirizzare, guidare correttamente la persona, permette intanto di stabilire un buon rapporto sul momento e poi di conseguenza, di rendere tutto il processo di shooting più naturale e spontaneo. La fotografia credo si basi moltissimo sulla spontaneità degli eventi, e sulla naturalezza delle cose. Con questi presupposti, credete, otterrete ottimi risultati!
    Concluderei dicendo che oltre alla tua vena artistica nel campo della fotografia sei anche una persona di cuore , quanto  la tua sensibilità dunque, influisce sui tuoi lavori? Grazie per la disponibilità Michele, spero che questa intervista sia stata di tuo gradimento e mi aspetto ben presto un invito per la tua prossima mostra.
La sensibilità di chi si pone dietro l’obiettivo credo sia importante al pari di quella di chi si pone invece davanti. Credo in un certo senso si compensino. Ad un cuore sensibile corrisponde un occhio che sa vedere oltre l’aspetto delle cose. Ma, ad un cuore sensibile, corrisponde anche un sorriso dolce, un’ espressione spontanea, naturale. Potremmo prendere come base questo concetto per entrambi i ruoli, quello del fotografo ma anche per chi si espone mostrando il proprio aspetto alla lente. Sommando queste due variabili, l’effetto finale è un istante di vita, a mio parere, catturato al meglio. Una fotografia scattata in modo viceversa “freddo” non può che trasmettere in chi la osserverà un effetto analogo… La fotografia è condivisione di emozioni tra persone, oltre che arte di per sé. Colgo quindi l’occasione innanzitutto per ringraziarti per questa grande opportunità racchiusa in questa intervista e certamente, anche per invitarti, come del resto tutti i lettori, ai miei prossimi futuri eventi!

MARCO NUZZO

Intervista al poeta e scrittore Marco Nuzzo
A cura di Agnese Monaco

Cos'è essenziale per te?
- Continuare a respirare finché Tempo lo permetta, citando un “passo” dei Lake of tears. È un connubio di cose, un tentativo in crescendo di mancare il bersaglio, di costeggiarlo (Erri De Luca docet). Respirare è essenziale, maggiormente lo è vivere e la differenza la fa l’esperienza. L’esperienza è saper discernere il futile dal necessario e, talvolta, far diventare necessario il futile. Tutta l’esperienza diviene quindi necessaria per procedere verso un prossimo passo.
Perché la tua poesia dovrebbe colmare le lacune sentimentali dei singoli individui?
- Non si tratta di colmare lacune, ma di crearne altre. L’esperienza porta l’uomo a porsi ulteriori domande, nuove risposte portano a nuove domande, siano esse riferite a Pathos, Ethos o Logos. Platone, attraverso i Dialoghi e poi Freud, attraverso quella ch’egli definisce “visione topica”, ci presentavano un modello tripartito della personalità umana, suddiviso in Es, ego e super ego. Il Super ego è il supervisore della nostra esperienza totale raccolta sino ad un determinato momento, dunque, quella già esperita, è quel pensiero che ci sovrasta e ci sorveglia dall’alto come un genitore e che, proprio come un genitore. L’es è l’inferno che ci portiamo dentro, è quel calderone dentro il quale aleggiano i nostri abissi, gli impulsi più atavici, mentre l’ego, è quella parte che ci guida attraverso le scelte reali, frapponendosi tra i due elementi anzidetti. Il tutto diventa infine una commistione dell’esperienza che, si badi, non ha nulla a che vedere con la realtà assoluta, per cui, se mi domandi il perché la mia poesia dovrebbe colmare delle lacune, io ti rispondo affidandomi all’esperienza socratica o di Lao Tse, del “so di non sapere”. Di Maestri di vita ce ne sono stati e ce ne sono tanti, il più delle volte – e mi perdonino gli Eroi della Storia e i vari miti messianici – personalità dominate dall’ego e totalmente prive di umiltà, inneggianti ad una certa sicumera, ostentatori di indubbie verità. Il mio è solo un gioco di specchi, puoi vedere la mia verità riflessa da diversi angoli, ma, se da me t’aspetti una verità, una lacuna da colmare, troverai solo un’altra crepa sul buio.
Cosa c'è e cosa è importante e fondante come valore nella tua poetica?
- Come in ogni forma d’arte e di letteratura o presunta tale, irrispettosa o che si rispetti, di fondante c’è solo la ricerca del proprio sé, il volersi strappare di dosso le maschere pirandelliane e riscoprire l’essenza stessa dell’Io. Come ti dicevo prima, io non ho alcuna verità e la mia ricerca potrebbe essere del tutto errata ai fini di una verità assoluta e primordiale, seguo tuttavia un mio cammino, cercando di setacciare e prendere solo ciò che mi serve in quel preciso momento per compiere il prossimo passo, in un continuo rimando di senso precedentemente tracciato da altri, variandone il significato nel suo luogo originario, permettendo altresì al significante la variabilità della sua accezione, in un continuum infinito di possibilità di discorso, è trandiscorsività. La mia poesia è utopia ed eterotopia insieme, due concetti opposti e che cerco di fondare assieme, quando scrivo, creando un amalgama corposo di sensi. Quel che s’impara nelle arti marziali è che: “se funziona, allora va bene”. Applicando ciò ad ogni nostro percorso, capiamo bene che il miglior modo per fondare una verità su un modello ben definito, è attraverso la valutazione della sua funzionalità. Non dev’essere per forza bello da vedere, deve funzionare. Il valore della mia poetica funziona? Per me sì.
Parlaci della tua ultima co-pubblicazione
- Un viaggio a quattro mani nato e cresciuto nella rete, grazie alla collaborazione per vari blog e siti assieme a Gioia Lomasti, mia co-autrice, per l’appunto. Anime – questo il titolo dell’opera – è una ricerca negli spazi del dentro, una visione su ampia scala di quella che per noi – e sottolineo “per noi” – è stata l’eversione lungo tutto un coacervo di maschere da distruggere, una ricerca quasi spasmodica per ritrovare il filo di Arianna lungo dedali fatti d’usi e abusi. È una conquista e vuol restarla. Divisa in due parti, la prima, Viaggio al Silenzio – di Gioia Lomasti, vuol essere un omaggio al grande De Andrè, alla sua visione del mondo, sempre in direzione ostinata e contraria. Alterismi – di Marco Nuzzo, è una visione personale e molto personalizzata del mio mondo interiore, una visione fatta – lo dicevo prima – di giochi di specchi. Tante fette di me che però non mi ricompongono, ma che m’astraggono e ognuno vi legge ciò che vuole. Molteplici coloro che hanno voluto collaborare al nostro libro, da Stephen Alcorn, professore universitario a Cambridge e che ci ha fornito alcune sue preziosissime linoleografie, all’amico Norman Zoia, artista poliedrico e paroliere di Pino Scotto e dello storico gruppo Heavy Metal Vanadium. Tra l’altro Norman, proprio in questi giorni, ha fatto uscire il suo libriccino, un omaggio alla poesia, Passi perversi. Senza dimenticare, tra l’altro, la preziosa collaborazione di Marcello Lombardo, di Alessia Cutrufo e di Francesco Arena. Senza di loro, l’opera non sarebbe stata ciò che è. Un’opera, Anime, che vuol rendere omaggio ai grandi, passando dai conterranei Carmelo Bene e Claudia Ruggeri, sino a Michail Bulgakov e il già citato De Andrè, finanche alla corrente orfica di Dino Campana, a Montale e a tanti altri.
Qual è la tua evoluzione e il tuo percorso formativo?
- Non ho avuto un percorso di studi classici, non ho una laurea in Lettere, né corsi postumi di scrittura creativa o altro, sono un perito ragioniere, come Montale; ho intrapreso la carriera militare dopo un breve excursus universitario. Ho però sempre amato l’arte nelle sue molteplici sfaccettature e, nel corso della mia vita, mi sono avvicinato a vari generi artistici, inventandoli o re-inventandoli. Parlare di “formazione” nel mio caso non è esatto, io parlerei di “informazione” e di “trasformazione”. Tutto nasce da quel che riesci a carpire, per poi trovare un metodo dal quale poter elicitare quelle informazioni, purificandoti come in un rituale ascetico, catartico, sublime.
Cosa pensi di me e dei miei scritti?
- Ho potuto seguire il tuo percorso attraverso video-interviste, recensioni, poesie e pubblicazioni di varia natura e la mia opinione non può che essere di apprezzamento in toto per una persona eclettica quale tu sei. Sapersi destreggiare fra teatro, musica e letteratura anche d’oltreconfine italico, ricevendo premi all’estero, non è certo da tutti, come non è da tutti saper scrivere con ideogrammi giapponesi. Entrando nel particolare, i tuoi scritti, ritengo siano espressione di un’arte in continuo mutamento, non ti soffermi su uno stile ma hai necessità di cambiare, di affinarti, disponendoti e confrontandoti su vari piani. Questo è bello, sta a dimostrare ciò che io affermavo sopra, il volersi scoprire per ciò che effettivamente si è, levandosi la maschera e cercando di modellarsi in un lavorio di smussamenti continuo, arrovellandosi lungo quegli angoli bui del Sé. Occorre perseveranza, occorre stare sulla sottile linea tra genio e follia, occorre sporcarsi di fango e gemere e stremare sopra ogni parola e su tutte le significazioni che ad essa conducono. Sei fatta d’arte, ed io alzo il calice e brindo a chi l’arte ce l’ha marchiata a fuoco sopra ogni globulo, brindo a chi muore d’arte e a ogni artista che move il Sole e l’altre stelle. Prosit!
Link e collaborazioni:www.marconuzzo.comwww.sognihorror.com www.progettoalmax.itwww.vetrinadelleemozioni.com www.vetrinadelleemozioni.blogspot.com
Link alla mia ultima silloge, “Anime”:
http://ww4.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=19709&formato=8949

ALBERTO DIAMANTI

INTERVISTA AD ALBERTO DIAMANTI , IL GIOCOLIERE DI PAROLE

  A cura della  Dott.ssa  AGNESE MONACO

Oggi ho il piacere di presentarvi Alberto Diamanti. Ciao Alberto parlaci del tuo exscursus artistico e della tua quotidianità. Ciao... innanzitutto ti ringrazio per questa intervista che mi permette di parlare delle mie opere di poesia. In realtà, io sono uno ... 'scrittore per caso', in quanto ho scritto, nel'estate del 2013, dei componimenti per il bambino che ho adottato insieme a mia moglie pochissimi anni fa, e non avevo mai scritto nulla prima di allora.Ho scritto queste cose essenzialmente per mio figlio, per trasmettergli dei messaggi, degli insegnamenti... io li chiamo 'i veri valori della vita'. Neppure io, quando ho scritto queste cose, pensavo di farne un libro.. poi degli amici mi hanno convinto a farlo, e così è nato IL GIOCOLIERE DI PAROLE, un e-book di 25 componimenti un pò particolari, dato che sono tutti in rima.  Poi iscrivendomi, sempre per gioco, a diversi premi letterari, sono arrivati, davvero inaspettatamente, in soli 8 mesi dall'uscita del libro (Dicembre 2013) tanti riconoscimenti ed altrettanto tante bellissime critiche sul web e blog specializzati. Di seguito riassumo i premi nei concorsi letterari, sia per il libro che per alcuni inediti che ho scritto quest'anno : IL GIOCOLIERE DI PAROLE, si è classificato nel mese di dicembre 2013, al terzo posto del concorso letterario IL NATALE dell'ARCHEOCLUB PATTI (Messina), ricevendo speciale menzione della giuria, e a fine gennaio 2014, uno dei racconti del libro ("I quattro generali") si é classificato in semifinale al Trofeo PENNA D'AUTORE, ricevendo Speciale Menzione d'Onore. A fine febbraio 2014, tre inediti dell'Autore vengono selezionati nel concorso Romagna Book Festival. Nei primi gg.di marzo 2014, IL GIOCOLIERE DI PAROLE si classifica al terzo posto del PREMIO CULTURALE NAZIONALE UNICAMILANO, e un inedito, "La bambina ed il lungo stradone" si classifica in finale al Concorso Letterario "MAMMA  MIA!  ("Les Cahiers du Troskij Café") di Monterotondo. Sempre nella prima metà di marzo 2014, IL GIOCOLIERE DI PAROLE si aggiudica il Premio Speciale Letteratura per l'Infanzia del Premio Letterario CATERINA MARTINELLI di Roma, ed a metá aprile, un inedito" La bambina e il respiro del mare" si classifica al terzo posto della sezione poesie del concorso GRANELLI DI PAROLE. Nel mese di Maggio 2014, "IL GIOCOLIERE DI PAROLE" riceve la SEGNALAZIONE per le POESIE PER BAMBINI E GENITORI al Premio Letterario LA TAVOLOZZA 2014 di Pontedera, e si classifica al PRIMO POSTO del Concorso Letterario "LIBERA LA FANTASIA" dell'Associazione Culturale LUCE DELL'ARTE di Roma. Nello stesso mese, l'inedito "IL SEME DELLA BONTÁ" ("La Via Crucis vista dagli occhi di un bambini ai tempi di Gesù") viene selezionata per l'antologia del concorso Letterario "VERSI IN VOLO". Nel mese di Luglio 2014 il testo "La bambina ed il lungo stradone" sì classifica al 1° posto  del CONTEST LETTERARIO OUBLIETTE MAGAZINE. A fine Agosto 2014 IL GIOCOLIERE DI PAROLE riceve il PREMIO DI MERITO al Concorso Internazionale MONTEFIORE dell'Associazione Culturale Pegasus di Cattolica. "Il giocoliere di parole" è il tuo nuovo libro ;  di che tratta l'opera?  E' una raccolta di 25 componimenti in rima, a metà tra poesia e fiaba, che vogliono trasmettere al bambino, con un 'mix' tra realtà ed invenzione, in modo 'diretto', ma sempre utilizzando il linguaggio dell'infanzia, un messaggio di pace, oppure di amicizia, solidarietà, rispetto, uguaglianza, giustizia... insomma,  "i veri valori della vita". Sono delle storie che solo i bambini, con la loro fantasia, possono immaginare come reali, e quindi il messaggio che portano dentro arriva al bambino come una 'cosa possibile e fattibile' anche se dal punto di vista degli adulti, ogni singola storia rappresenta una realtà 'fatta solo di parole'. Il libro è destinato ai bambini ; quanto è stato complesso per te, da adulto , spiegare con gli occhi di fanciullo la realtà?  Non è stato molto difficile... devo dire che quando ho scritto questi componimenti, non mi sono 'messo a tavolino' per scriverli con un'idea predeterminata, ma mi sono venuti 'di getto', in un tempo rapidissimo (circa 2 mesi) proprio perché non avevo la minima intenzione o idea di farne un libro, ma solo con l'intento di dare a mio figlio dei messaggi positivi... Ad esempio :  vedevo un campo di girasoli... e allora mi è venuta l'idea del girasole che si sveglia la mattina, già rivolto verso l'alba, ma il sole non viene su ; e allora un pappagallo premuroso ("IL GIRASOLE E IL PAPPAGALLO PREMUROSO") porta un caffè al sole che, stanco, si era addormentato, sotto la montagna prima di sorgere... Oppure, i figli dei generali che vogliono fare la guerra ad ogni costo, che si ritrovano con i figli dei soldati ;  tutti insieme, trovano un bellissimo modo per mettere tutti i loro padri attorno ad un tavolo a fare con loro il gioco della guerra con i segnapunti, trasformando la 'guerra reale' in un 'risiko' ...  ("I QUATTRO GENERALI"). Oppure, il ladro mascherato che si cala furtivo in una cameretta dove un bimbo sta sognando sereno dopo che i suoi genitori gli hanno letto una fiaba, ma .... solo per rubargli dei sorrisi ! ("IL LADRO DI SORRISI"). Ecco... questo è lo spirito de IL GIOCOLIERE DI PAROLE :  delle storie fantastiche per dare ai bambini dei messaggi positivi e per dare agli adulti (genitori o educatori) degli spunti per comunicare con il mondo dell'infanzia. In cosa credi che bisogna puntare nella vita per educare i bambini verso un domani migliore?  Per creare un mondo migliore non si può che ripartire dai più piccoli...  I bambini a cui è rivolto il mio libro, cioè nella fascia dai 4 ai 8/9 anni, sono nati e stanno crescendo nell'era digitale, dove la comunicazione, dominata dai 'social media' e da 'internet', è rapidissima (e lo sarà sempre di più), ed è fatta quasi esclusivamente di 'immagini'. Il compito degli adulti è quindi anche quello di trasmettere con le parole i valori che nella vita contano davvero, proprio per ripartire da loro, i bambini, che avranno invece il compito molto, ma molto più difficile, quando saranno grandi, di creare una società più giusta, più civile, e fondamentalmente più serena. Dove possiamo comprare il libro ? Perchè bisogna comprarlo?  IL GIOCOLIERE DI PAROLE è un e-book ; può anche essere ordinato in formato cartaceo, ma fondamentalmente non si trova nelle 'librerie fisiche', ma solo in quelle 'virtuali', vale a dire in tutti i 'book-stores' on-line.Perché comprarlo ?   Mah, non posso dirlo io... sono troppo... di parte !  Comunque il concetto di base è quello che ho detto in precedenza ;  questi componimenti li ho scritti per mio figlio, e tutto il resto, recensioni, interviste, premi vinti... è tutto inaspettato ma assolutamente in secondo piano rispetto alle vere motivazioni per cui ho scritto queste cose. Poi se un giorno tanti bambini, genitori ed educatori avranno letto queste mie cose, ne sarò felicissimo... vorrà dire che il messaggio che volevo trasmettere ha comunque raggiunto il suo scopo ! Quali saranno i tuoi prossimi progetti? Per quanto riguarda la promozione hai date in programma?  Non ho date promozionali... in realtà, per me questo non è e non sarà mai un lavoro, e quindi prendo ed apprendo con gioia ed ancora tutto sommato con tantissimo stupore, tutte le novità che questo affascinante 'mondo della scrittura' mi sta offrendo, dal punto di vista delle critiche e dei premi letterari, ripeto del tutto inaspettati. Per quanto riguarda i progetti, recentemente e casualmente mi sono messo in contatto con tre diverse e bravissime illustratrici per fare delle singole poesie del libro (e non solo) degli 'albi illustrati'. Uno di questi è già uscito a fine Giugno 2014, e si intitola LA FORMICHINA GIRAMONDO, con le bellissime e coloratissime illustrazioni di Luana Piovaccari ( http://www.illustrazioniartistiche.it/ ) ;  il book-trailer può essere visto su :http://www.youtube.com/watch?v=D43jT8BtEZI Nei prossimi mesi usciranno altri albi illustrati delle storie de IL GIOCOLIERE DI PAROLE, oltre ad un albo (quest'ultimo non per bambini) con le particolarissime e stupende illustrazioni di DEBORA PERSICO (un'artista eccezionale che ha vinto numerosi premi internazionali) che ha illustrato una mia poesia dedicata alla storia vera di un brigante generoso vissuto nella mia città (Arezzo) nella metà dell' 800 e diventato con il tempo una bellissima storia popolare ;  una poesia che ho scritto quest'anno dopo aver visto una bellissima rappresentazione teatrale (nella mia città) della Libera Accademia del Teatro di Arezzo. Per questo albo, con l'illustratrice stiamo cercando un Editore per dare vita anche a questo progetto, comunque collaterale a quello dei miei componimenti per l'infanzia. E comunque, anche con questa bravissima illustratrice daremo vita prossimamente a storie illustrate facenti parte de IL GIOCOLIERE DI PAROLE. Per quanto riguarda invece lo stesso libro, sta andando in porto una trattativa con un altro Editore per fare uscire (nel prossimo anno) una nuova edizione de IL GIOCOLIERE DI PAROLE, non solo come 'e-book', ma con distribuzione dedicata nelle librerie.  Grazie per il tempo che mi hai concesso ;  vuoi aggiungere altro? No, credo di aver detto proprio tutto quello che è importante ed essenziale che riguarda questa bellissima esperienza, nata per caso... Ringrazio e Vi saluto cordialmente ;  aspetto Voi e tutti i lettori di questa intervista sulle mie pagine FaceBook di riferimento dei miei componimenti e libri :    -  IL GIOCOLIERE DI PAROLE -  LA FORMICHINA GIRAMONDO-  UN BRIGANTE MADE IN ITALY. Un ringraziamento sentito ad Alberto Diamanti.

VITTORIO TATTI

INTERVISTA ALLO SCRITTORE VITTORIO TATTI - ED IL SUO NUOVO LIBRO "BIANCO O NERO".

 

1) Sei giovane ma allo stesso tempo molto talentuoso, raccontaci un po' di te, degli eventi passati in ambito letterario , quelli presenti e futuri.

 

Come già sapete mi chiamo Vittorio Tatti. Sono nato a Genova, il 19 Ottobre del 1975. Ho vissuto lì fino a quattro anni fa, poi mi sono trasferito in una casa di campagna, a pochi chilometri da Acqui terme. Al contrario della maggior parte degli aspiranti scrittori, non ho un background letterario giovanile. Sul serio: da bambino/ragazzino non scrivevo e non ho mai pensato che un giorno avrei preso questa strada. Ho sempre avuto molta fantasia e creatività ma non l'ho mai tradotta in parole scritte. Iniziai a scrivere racconti brevi due anni fa, su un blog che non è più aperto. Sentii il bisogno di esprimere la mia immaginazione, in qualche modo. Presi coraggio ed iniziai a scrivere un romanzo. Poi, accorgendomi che andava migliorato, lo misi in pausa. Adesso ho un nuovo blog, sul quale pubblico racconti brevi e poesie. Adesso la scrittura, per me, è diventata quasi una necessità come respirare.

2) Dove possiamo trovare le tue pubblicazioni? Dove possiamo leggere di te sul web? Che contatti vuoi fornire ai nostri amici lettori?

La mia prima pubblicazione ufficiale sarà un'antologia di racconti brevi (autopubblicata) che dovrebbe uscire tra qualche giorno nei vari store online e si chiamerà "Bianco e Nero". Il titolo fa riferimento alla mia personalità che è ben definita ma anche molto variabile. Tra un paio di mesi porterò a termine anche il romanzo, dal titolo "Dreamstone".
Per essere sempre aggiornati potete seguirmi qui:

- http://vittoriot75ge.wordpress.com (blog)
- https://www.facebook.com/vittorio.tatti (profilo facebook)

3)Preferisci scrive a penna o al pc? Sembra una domanda banale, ma spesso l'esser legati alla tradizione della penna risulta più frequente di quanto si pensi!

Sono una persona tecnologica, anche se amo la vita rurale. Faccio quasi tutto con il pc, compreso scrivere. Lo trovo più comodo, ordinato e veloce. Non ho una bella calligrafia e, inoltre, la mia mente viaggia più veloce delle mani. Di conseguenza il computer diventa uno strumento indispensabile per immortalare i miei pensieri.

4) Che genere ami leggere? e cosa non leggeresti mai? Che libro consiglieresti?

Il mio genere preferito è l'horror. I primi romanzi letti portavano la firma di Edgar Allan Poe e Stephen King. Adoro anche i testi scientifici (su tutti, i libri di Stephen Hawking) e i legal-thriller. Un libro che consiglio a tutti è "La Biblioteca dei morti", di Glenn Cooper.

5) In quale momento della giornata prediligi scrivere? Scrivi di getto o le tue sono frutto di pensamenti e ripensamenti delle tue manifestazioni artistiche?

Scrivo quando ne ho voglia o quando sono ispirato. Non penso mai quando mi esprimo, anche se c'è da fare una distinzione. Per quanto riguarda i racconti, tranne quando sono autobiografici, utilizzo la mia creatività. La fantasia si serve delle mie mani per esprimersi e nemmeno io so quale sarà il risultato finale. Con le poesie, invece, scrivo sotto ispirazione del mio stato d'animo, che muta di continuo.

6)Quali sono i tuoi prossimi progetti? Grazie mille per il tempo concessomi per questa intervista.

Dopo che avrò pubblicato l'antologia di racconti brevi toccherà al romanzo. Nel frattempo continuerò a scrivere racconti brevi e poesie (che pubblicherò anch'esse in antologia). Vorrei cimentarmi nella stesura di una sceneggiatura teatrale, ma se ne parlerà l'anno prossimo. Grazie a te, è stato un piacere.

Ordine e Caos
vittoriot75ge.wordpress.com

MARLENE DE PIGALLE

Intervista a Marlene De Pigalle

 A Cura della Dott.ssa Agnese Monaco

Con me la splendida artista Marlene De Pigalle. Carissima come mai la scelta di questo nome d'arte?


Il mio nome è liberamente ispirato alla Dietrich, la regina delle dive, algida, austera, glaciale, sofisticata ed estremamente ambigua. Essendo io appassionata del cinema in bianco e nero e delle dive degli anni trenta, ho scelto il nome di colei che è stata sempre la mia prediletta. Il nome giunse quando iniziai a lavorare come drag queen. All’epoca non vi avevo accostato un cognome; quello è arrivato alcuni anni dopo e mi venne suggerito da una collega di palcoscenico, nonché la mia migliore amica, Berta Bertè. Voleva fare un riferimento a Pigalle, la zona di Parigi nota per essere l’insegna della trasgressione e della sessualità. Sosteneva che dal cognome si dovesse intuire l’essenza della mia personalità. Scherzava ovviamente ma siccome mi piacque, decisi seriamente di adottarlo.


Come sai io amo particolarmente il tuo modo di recitare. Non mi perdo mai un tuo spettacolo. Venni alla Prima de "La Creatura Perfetta" e ci fu il "pienone" al Teatro Belli di Roma. Vuoi raccontarci questa esperienza?


Uno spettacolo che posso francamente dichiarare come il regalo più bello che il mio amato regista, Alessandro Sena, mi ha fatto. Il coronamento di un sodalizio felice nato già da qualche anno. Spesso Alessandro è anche autore dei copioni che rappresentiamo e così è stato per quest’ultimo testo. Uno spettacolo sull’amore… sulla diversità, in questo caso rappresentata da una transessuale. Inavvertitamente lo spettatore si trovava proiettato dietro quella che è comunemente conosciuta come una facciata, oltre la quale non si è abituati a guardare… che non si ha il coraggio di oltrepassare ma, una volta varcata la barriera, la rivelazione risultava inesorabilmente toccante e profonda. In questo spettacolo c’erano molte mie verità. Mi apparteneva moltissimo e forse è stato uno dei lavori più emozionanti che io abbia fatto negli ultimi anni. Un progetto con un tema forte, con un messaggio importante. Sicuramente questo è stato uno dei ruoli che ho amato di più. Uno spettacolo reso ancora più prezioso dalla partecipazione di straordinari attori e dal supporto di un entourage impeccabile e affiatato. Adesso contiamo di riportarlo nuovamente in scena e, perché no? Anche con una piccola tournée…


La tua poliedricità artistica, si snoda in un sussegursi di successi, rendendoti un volto noto nel panorama artistico romano. La tua nuova sfida nasce con il libro "Come le farfalle e altri racconti". Ne vorresti parlare?


Lo definirei la mia creatura, un figlio che attendeva di venire alla luce già dal 2011. Inizialmente non c’era nessuna idea di pubblicarlo. Questo libro è nato da una forte esigenza: quella di trasfigurare un dolore profondo in qualcosa di bello. Quando lo scrissi avevo da pochissimo perso quella che per me è stata una delle persone più importanti della mia vita, mia nipote Claudia. Avevamo un legame speciale. Unico! Amava le Fate, le farfalle, il Natale… tutti elementi fondamentali per la composizione di un racconto fiabesco. Così ho immaginato un’esistenza alternativa, vestita da fiaba. Una storia totalmente irreale dove, sotto lo strato dellimmaginazione, si celano elementi e richiami ad una vita reale. “Come le farfalle” è’ un racconto sulla speranza. Un racconto lieto e amaro, così come è la vita del resto. Quando poi ho deciso di farne un libro, ho aggiunto altre fiabe scovate tra vecchie scartoffie ingiallite e impolverate, che erano sepolte in soffitta. Storie che scrivevo ai tempi della scuola. Le ho selezionate e deciso di rivisitarle sia nella forma che nei contenuti, cercando di dar loro una dignità che potesse renderle adeguate, almeno spero, anche a quegli adulti in grado di risvegliare il loro animo fanciullesco.

La nascita di questo libro è il risultato della fusione di varie energie, di diversi entusiasmi come quello della pittrice Alexia Molino che, insieme a me, ha illustrato l’opera; la cantante Laura Valente, mia carissima amica conoscita casulamente facendo Teatro. Lei è sempre in prima linea nelle iniziative benefiche e, di buon grado, ha accettato la mia richiesta di curare la prefazione del libro.

Fondamentale poi l’incontro con la casa editrice Rapsodia Edizioni e Galassia Arte, entrambi marchi editoriali legati a Miriagono srl. Nella figura della direttrice editoriale Eleonora Lo Nigro, ho trovato grande serietà e professionalità. Nel panorama delle piccole e medie case editrici, dove dilagano stampatori travestiti da editori interessati solo a spennare autori speranzosi, è stato davvero arduo e difficile riconoscere chi fosse veramente serio.

E con loro ho incorntrato una casa editrice impeccabile sotto ogni punto di vista.

 

La dedica alla memoria di tua nipote Claudia è ammirevole come lo è altresì la questio che tutti i proventi a te spettanti della vendita del libro saranno donati a sostegno della ricerca per sconfiggere la fibrosi cistica. Vorresti aggiungere qualcosa in merito a questa splendida azione? Oltre ovviamente a fornirci i contatti dove comprare il libro? Libro fantastico che io ho già letto tutto!!!


Probabilmente non avrei mai deciso di pubblicarlo se non fossi stata mossa dalla volontà di cedere i miei proventi in donazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Questa era la malattia che ha portato via mia nipote. Una malattia spietata, quanto invisibile. C’è ma non si vede. Caratterizzata da una disfunsione genetica del metabolismo che comporta la formazione di muco denso specie nei polmoni e nel pancreas, limitando la funzione di questi organi. Oggi ci sono ottime aspettative per il futuro e la vicinanza di una prossima soluzione. Per questo è indispensabile sostenere la ricerca. La speranza c’è e può divenire presto una realtà!

Oltre al contributo attraverso il mio libro, ci sono siti specifici dove potete fare delle libere donazioni.

Per quanto riguarda la mia opera, potete trovarla in libreria, dalle Feltrinelli a quelle più piccole. E’ distribuita in tutta Italia. Nei casi in cui il punto vendita che vi trovaste a visitare fosse sfornito, potrete comunque chiedere di prenotarvelo.


Vorresti darci i contatti dove poterti rintracciare sul web?


Sul sito della casa editrice www.edizionigalassiaarte.it, dove suggerisco di scrivere una mail a loro per farvelo spedire. Oppure sul sito della Feltrinelli, IBS, Amazon, Libroco, Unilibro, Libreriauniversitaria ed altri siti che vi escono fuori scrivendo il titolo del libro su Google.


Cosa vuole Marlene nel suo futuro?


L’irrealizzabile: un modo sereno! Senza più mali. Senza più paure. Senza più orrori. Un mondo dove i bambini fanno i bambini e non siano più vittime della crudeltà dei grandi. Forse per questo è meglio concedersi l’evasione attraverso le fiabe. Io ammetto di farlo ancora alla mia età. Quello che invece vorrei per me, per la mia persona, potrebbe essere solo conseguenziale se si avesse davvero la possibilità di vivere in un mondo migliore. Siccome resterà una piccola utopia mi concedo di sognare…


Cosa rende felice Marlene oggi ?

In assoluto? Di amare le persone che amo e di avere vicino le persone che amo!

E poi la possibilità di esprimere la mia piccola anima attraverso il linguaggio artistico…


Grazie per il tempo che mi hai concesso, sei una grande persona, artista ed amica. Anche per questo ti ho voluta nella prefazione del mio nuovo libro!

Mi raccomando comprate tutti "Come le farfalle ed altri racconti" , per un tuffo nella fantasia dei più puri sentimenti. Agnese Monaco

ROBERTO BRUGHITTA

La donna farfalla e altre storie - Intervista a Roberto Brughitta

A cura della Dott.ssa Agnese Monaco

1) Ciao Roberto parlami di te e della tua storia. Quando hai compreso che eri portato per la scrittura? La mia è la semplice storia di un ragazzino che amava leggere. Divoravo tutto quello che trovavo, perfino i fotoromanzi Lancio che leggeva mia madre. Poi c’era l’edicolante che conoscendo la mia voracità mi passava i fumetti nuovi, previa restituzione intatta e senza orecchie. Qualcuno mi disse successivamente che per esempio, il famoso fumetto Topolino della Disney, veniva controllato grammaticalmente dall’azienda in modo maniacale. In pratica, mentre leggevo studiavo l’italiano, ahahahah. Agli inizi degli anni novanta ebbi la fortuna di entrare nel mondo dei burattini. Come burattinaio ho potuto lavorare per anni nelle scuole e penso che sia stata proprio quell’esperienza a farmi venire la voglia di raccontare storie. Storie che sono saltate fuori tanti anni dopo, quando la mia amica Simonetta, dopo aver letto alcuni miei racconti mi spinse a partecipare a un concorso letterario. Partì tutto dai successivi commenti positivi di persone sconosciute. I complimenti di parenti e amici sono spesso di parte, ma arrivandomi da estranei mi convinsero che forse valeva la pena di continuare…ed eccomi qua.

2)Il 20 dicembre si è svolta a Cagliari la presentazione del tuo libro "La donna farfalla", ci vuoi parlare di questa esperienza? Cosa ha rappresentato per te? Ce ne sono altre in programma? Ho scritto altri libri. Il giocattolaio. una raccolta di racconti con ambientazione natalizia. Baci di laguna, una storia di ambientazione storica medievale. Su Lèpori isposu, un libretto che allerta i bambini sulla pericolosità dell’amianto e Trucioli di cuore, una storia che tratta l’argomento della donazione del midollo osseo, scritto a quattro mani con la presidentessa dell’ADMO Alto Adige Emanuela Imprescia. Posso quindi affermare tranquillamente che ho alle spalle tantissime presentazioni…ma la prima volta di un libro rimane sempre una sensazione unica. La tensione della prima non è paragonabile a quelle che si faranno successivamente anche perché il pubblico è differente. Alla prima sono presenti le persone a te care, altri scrittori e spesso qualche giornalista e così infatti è stato per La donna Farfalla. Per questo motivo ero abbastanza teso ma grazie alla professionalità dei miei editori Carmen Salis e Roberto Sanna che mi hanno subito fato sentire a mio agio, è andato tutto bene. Nei giorni e mesi successivi abbiamo fatto tante altre presentazioni in altrettante librerie, biblioteche, Coffe Art e anche in una bellissima sala polivalente.

 

3) Quale stato d'animo t'ispira maggiormente nella stesura dei tuoi componimenti? Purtroppo i miei racconti partono quasi sempre da dei momenti tristi, poi però durante la storia il tutto si trasforma quasi per magia e alla fine l’happy end è sempre garantito. Ma attenzione, mai banale come spesso accade in certi racconti strappalacrime. Ma anzi, nella maggior parte dei casi nelle ultime pagine si svolgono tantissimi colpi di scena. Per il mio primo libro per esempio, ricordo benissimo l’episodio scatenante. A dire il vero furono parecchi episodi. Lutti in famiglia di persone giovanissime tra le quali la mia cuginetta di pochissimi anni. Come se non bastasse alcuni gatti della piccola colonia del mio giardino si ammalarono di leucemia felina e mi lasciarono. Ecco, la mia voglia di scrivere nacque per dare loro la possibilità di diventare immortali. Ero sicuro, e lo sono ancora, che inserirli in un racconto, descrivere una parte del loro carattere e realizzare i sogni che ché non hanno potuto mettere in pratica, sarebbe stato un bellissimo modo per averli ancora tra noi, e questa volta per sempre.

4) Cosa significa per te la scrittura? Scrivere vuole dire comunicare qualcosa. Per quanto mi riguarda, vuole soprattutto dire far notare un determinato problema che ci sta sfuggendo di mano. I miei racconti sono spesso dicotomici. Mi piace abbinare l’anziano al fanciullo, la città al paesino di campagna, il commediante da strada allegro e spensierato con il ricco possidente sempre preoccupato per qualcosa. Mi piace scrivere e mi piace invogliare i bambini a farlo. Mi chiamano spesso le scuole primarie per parlare del libretto dell’amianto che ho realizzato in collaborazione con i tecnici della prevenzione dell’UNPISI e ogni volta trovo qualche alunno che mi chiede come fare per scrivere un libro. Sono quei momenti che ti fanno capire quanto sia importante la presenza dell’autore sul posto. Solitamente non passa che qualche giorno per essere informato che gli alunni stanno facendo in classe l’analisi del testo e alcuni di loro hanno iniziato a scrivere un racconto per comunicare un problema. Altri invece, entusiasmati dai disegni di Giuseppe Pisano che accompagnano il racconto, si mettono all’opera per disegnare a loro volta i personaggi. Insomma, i bambini di oggi hannopiù che in altri tempi bisogno di stimoli ed io sono felice di regalargliene qualcuno.

5) Dove troviamo il tuo libro? e sul web?Concludo con la domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso. Lascia il tuo messaggio. Parlami di ciò che desideri. Per trovare - La donna Farfalla -1 - dal sito www.amicolibro.eu 2 - nelle librerie fisiche su ordinazione (indicare il distributore Libro Co. Italia) 3 - è disponibile l'ebook sui principali store quali Amazon, Kobobooks etc Ci sono tante cose che vorrei urlare, mi limiterò ad un solo strillo. GENITORI!!!! FATE ARRAMPICARE I VOSTRI FIGLI SUGLI ALBERI. Ho visto scene assurde di bambini che non riuscivano neppure a fare mezzo metro in altezza. Mi piace pensare che gli alberi primitivi non avessero i rami, ma che questi siano spuntati con la comparsa dell’uomo, anzi del primo bambino che gli si sia avvicinato. L’albero non potendo abbracciare il fanciullo, ha fatto in modo che si arrampicasse sopra e fosse lui a farlo. Tenendosi stretto al tronco principale per non cadere di sotto. Il mio desiderio è quello di poter sentire nuovamente le voci dei bambini che giocano per strada.

PATRIZIA PALLOTTA

Intervista a Patrizia Pallotta - A cura della Dott.ssa Agnese Monaco - 1)Cara Patrizia , parlami di te e della tua storia. Quando hai compreso che eri portata per la scrittura? La scrittura è arrivata dopo una vasta cultura letteraria. Leggevo libri sin dall'età di 7 anni, scrivevo filastrocche perché mi piaceva il suono della rima. A poco a poco si è formata anche la voglia di scrivere, soprattutto in poesia, dopo le puerili storielle, nacquero poesie più serie dettate da disagi, momenti di malinconia o di riflessione. Ho avuto un istante di interruzione, a causa della gravidanza, la famiglia e il lavoro mi hanno costretta a sospendere quello che la mia interiorità mi spingeva a mettere su carta.
La passione, però non mi ha mai lasciato e la voglia di condividere i miei pensieri poetici mi ha seguito subito dopo.
2)Il 9 marzo si è svolta a Frascati la presentazione del tuo libro di poesie a quattro mani con Valter Casagrande, ci vuoi parlare di questa collaborazione ed esperienza? Cosaha rappresentato per te l'apertura della serata con la presentazionedi Arnaldo Colasanti? Il libro scritto con il mio amico e poeta Valter Casagrande è stata un'esperienza unica. Valter mi ha proposto di fare questo lavoro insieme, ed ho accettato, anche perché ho scritto un paio di prefazioni sui suoi testi e una recensione sulla sua poetica.
Arnaldo Colasanti è da tanti anni un mio caro amico ed anche Presidente dell'Associazione Frascati poesia, alla quale appartengo.
Non è la prima volta che presenta un mio testo, mi conosce abbastanza e lo stimo molto a livello di critico e scrittore.
3) Quale stato d'animo t'ispira maggiormente nella stesura dei tuoi componimenti? La realtà, tutto ciò che ci circonda, l'amore per la natura, ma soprattutto lo scrutare i sentimenti, cercare di volgere lo sguardo verso
le realtà altrui, questo è più che altro espresso anche nei miei due libri di racconti. L'animo umano, o l'osservare un fenomeno atmosferico che non sia banale, spesso solo una parola può far scaturire una poesia in poco tempo, magari corretta molte volte finché non mi soddisfa (difficilmente).Il surreale e la fantasia sono altri ingredienti che fanno parte della mia anima, sempre seguiti da metafore più o meno nascoste.
4) Cosa significa per te la scrittura?  Per me scrivere è indispensabile, ora più che mai, libera da impegni famigliari pressanti, riesco a concentrarmi con tanta voglia di crescere, imparare anche leggendo le poesie e le storie di autori di un certo spessore. Se non scrivo, leggo
5) Che consigli daresti a chi vuole emergere nel tuo campo? Lavorare con umiltà, e farsi apprezzare senza compromessi, frequentare presentazioni che possano essere utili alla mente
per poi elaborare uno scritto. Purtroppo poche persone condividono il mio pensiero. Leggere leggere molto, dà un grande aiuto.
6) Quanti e quali libri hai pubblicato? prossimi progetti? Ho pubblicato 11 libri, ma sono presente con delle sillogi o solo una poesia in moltissime antologie, grazie a chi mi ha scelto.
Sto lavorando attualmente, fra una presentazione e l'altra, dove mi si chiedono interventi, al mio primo romanzo, una storia al femminile, che verte su un difficile problema.. Tema delicato e difficile da affrontare, ma bussa dentro di me
e vuole uscire ad ogni costo.
7) Meglio una casa editrice o il self publishing? Sicuramente una casa editrice, se è seria e mantiene le promesse, il libro viene distribuito in librerie della loro rete. Con il mio libro di racconti dal titolo"Racconti senza polvere" ho dovuto fare la ristampa perché non si trovava.
8)Concludo con la domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso. Lascia il tuo messaggio.  Parlami di ciò che desideri. Gridare a chi ascolta, a chi tiene in considerazione le tue parola, la tua esperienza, le tue soddisfazioni che arrivano da chi mai ti aspetteresti, grido a chi scrive e vuole farlo che non è uno scherzo, dietro le quinte deve esserci passione vera, non ci si può
inventare né improvvisare, non si può alzarsi una mattina e decidere di scrivere un romanzo o altro, pensando...lo fanno tutti.
Errore enorme, il talento si costruisce anche se nasce con noi, anche per altre forme artistiche, ma che ci sia quello vero, quello che ti fa riprendere un libro in mano, dopo averlo letto dopo qualche tempo, per rivivere momenti che trovi ti uniscano allo scrittore e voler risentire il suono di una poesia per riflettere. Non a caso cito spesso la frase di Leopardi "Rivivere è risentire". Grazie